fbpx
Menu

unframed

“ANNOVERABILE TRA LE COSE” | INTERVISTA A CECILIA RIPESI

Annoverabile tra le cose - Cecilia Ripesi - Unframed Macula | Cultura Fotografica

Al suo quarto incontro, Unframed accoglie nel salotto fotografico di Macula Cultura Fotografica una giovane fotografa marchigiana, Cecilia Ripesi, con cui abbiamo voluto continuare il viaggio attraverso le proposte più interessanti della fotografia emergente.

Se con Jordan Angelo Cozzi abbiamo conosciuto e riscoperto l’importanza del contatto (in tutte le possibili accezioni del termine) con i nostri anziani e del valore sociale della fotografia, con Cecilia Ripesi ci sintonizziamo su una frequenza più psicologica e filosofica del mezzo fotografico, il cui intento è quello di mettere a fuoco il concetto di identità e il rapporto tra il corpo e il mondo che lo circonda

«Visibile e mobile, il mio corpo è annoverabile fra le cose, è una di esse, è preso nel tessuto del mondo e la sua coesione è quella di una cosa. Ma poiché vede e si muove, tiene le cose in cerchio intorno a sé, le cose sono un suo annesso o un suo prolungamento, sono incrostate nella sua carne, fanno parte della sua piena definizione, e il mondo è fatto della medesima stoffa del corpo.» 

Merleau-Ponty

Testo dell’intervista

Cecilia Ripesi è una fotografa marchigiana e oggi entreremo insieme nel mondo di Annoverabile tra le cose, il progetto ispirato all’opera “L’occhio e lo spirito” in cui il filosofo Merleau-Ponty ci parla di un corpo che è allo stesso tempo vedente e visibile, attribuendogli cioè un duplice statuto di soggetto e oggetto. Sulla base di questa relazione, che cosa vogliono comunicarci le tue immagini?

Non c’è davvero un intento comunicativo. Quello che ho cercato di fare è stato piuttosto interrogarmi su quelle che sono le modalità attraverso cui costruiamo la nostra identità e così, grazie anche allo studio di Merleau-Ponty, sono arrivata un po’ alla conclusione che la presa di coscienza di noi stessi e della realtà che ci circonda è determinata da una serie di relazioni che instauriamo con l’altro, con il mondo esterno e di conseguenza con noi stessi. Quindi, visto che il concetto di identità non è un concetto stabile ma mutevole, di fronte a tutte quelle che sono le domande esistenziali che potremmo porci come “chi sono io, cosa mi definisce, in che cosa mi riconosco, che cosa mi contraddistingue”, ogni volta ci ritroviamo a rispondere a queste domande sempre in modo diverso.

Le risposte a tutte queste domande sono sempre legate a un momento presente, quindi domani ci saranno sicuramente altre risposte e probabilmente anche altre domande che definiranno poi la nostra identità e tutte le strutture che ci sovrastano. Quindi quello che ho cercato di fare è stato un po’ trasporre, in chiave metaforica, tutte quelle che erano le domande che io continuavo a pormi. Le immagini di questa serie alla fine si sono rivelate come un rebus da risolvere, in primis per me, ma poi di conseguenza anche per il fruitore che, trovandosi a esaminare tutte le possibili relazioni che ci sono tra gli elementi che compongono le mie immagini, può costruire percorsi di senso possibili.

Ogni immagine è caratterizzata da un corpo che è presente in ogni fotogramma, ma in modo sempre differente, che occupa uno spazio entrando in relazione con altri elementi: quindi sia il corpo che gli oggetti non fanno altro che assumere la valenza di oggetto e altre volte di soggetto in queste mie visioni. Forse l’intento era quello di suscitare degli interrogativi sulla sostanza delle cose attraverso la loro componente plastica.

Annoverabile tra le cose - Cecilia Ripesi - Unframed Macula | Cultura Fotografica

Come entrano in relazione il tuo corpo e gli oggetti? O più in generale, come nascono queste immagini?

Nascono prendendo in esame le domande che mi pongo e le considerazioni che concretizzo nella mia mente, poi dalla presa in esame di alcuni oggetti che trovo nel mio quotidiano – che suggeriscono delle riflessioni sulla natura intima delle cose – inizio a comporre le immagini. E così mi trovo a selezionare degli oggetti con i quali mi sento in qualche modo in comunione e grazie a questi inizio a costruire la composizione nella quale mi vado ad inserire. Quindi in chiave visiva la relazione tra il corpo e gli oggetti si crea un po’ in automatico, mentre invece in chiave più semiotica – che è quella che mi interessa un po’ di più – considerando il fatto che tutte le immagini sono composte da segni e presupponendo che questi segni abbiano un senso, è il significato di questi segni che fa sì che si creino delle relazioni tra qualcosa che riusciamo a vedere e qualcos’altro che invece è completamente assente.

Dato che ormai ci siamo addentrate in questi intrecci filosofici: una volta stabilita la relazione con gli oggetti e nasce l’immagine, che legame si crea tra te e l’immagine? O volendo scendere ulteriormente, tra l’immagine e la tua identità?

Il rapporto che ho con queste immagini è veramente di tipo diaristico, per me è proprio come scrivere un diario. Quello che mi piace è che domani posso tornare a riesaminare i miei scatti, o meglio ancora riesaminare tutte quelle che erano le domande che mi ponevo in quel preciso momento della mia esistenza: quindi non solo mi ricordano chi ero, ma mi sembra come se mi raccontino forse perché oggi sono quella che sono. Sono per me come delle psicoanalisi che posso appendere al muro e riguardare nel tempo.

Riportando questa analisi su una prospettiva fotografica, qual è dal tuo punto di vista la principale funzione dell’autoritratto?

Credo che la funzione dell’autoritratto sia quella di rispondere alla domanda “chi sono io?”. Basti pensare che qualsiasi persona che entra in possesso di una macchina fotografica non resiste alla tentazione di puntarsela contro, proprio perché sembra che questo autoscatto risponda a una sorta di esigenza, quella di indagare l’inconscio attraverso l’analisi del proprio aspetto esteriore.

Annoverabile tra le cose - Cecilia Ripesi - Unframed Macula | Cultura Fotografica

Lavorando come fotografa e facendo anche ritratti, immagino che l’approccio sia diverso quando guardi l’altro rispetto a quando invece diventi sia soggetto che oggetto della fotografia. Cosa accade tra il momento in cui decidi di fotografarti e quello in cui azioni l’otturatore?

È sempre un bell’enigma perché magari ho un’immagine nella testa che voglio immortalare, però dovendomi porre davanti all’obiettivo non ho nessuna certezza, non ho minimamente idea di come poi il mio corpo all’interno del fotogramma possa rendere il tipo di messaggio che avevo intenzione di comunicare. Quindi è sempre un bell’enigma, un bel gioco, in cui perdo il controllo di quello che sto facendo. Il fotografo è abituato ad avere la macchina fotografica in mano e quindi controlla quello che sta realizzando, mentre in questa pratica si capovolge tutto il mio modo di fare e di approcciarmi all’immagine perché perdo completamente il controllo di quest’ultima.

Annoverabile tra le cose - Cecilia Ripesi - Unframed Macula | Cultura Fotografica

Chi sono i tuoi artisti di riferimento in quanto a stile e ispirazione?

Io sono molto affezionata da anni a questo fotografo francese, François Vogel, che costruisce delle macchine stenopeiche che deformano completamente la prospettiva. La pellicola all’interno di queste stenopeiche non è parallela al foro stenopeico e quindi inserendo delle pellicole distorte la prospettiva si altera e, di conseguenza, anche l’immagine, ritrovandoti di fronte a delle immagini anamorfiche. Lui mi ispira tantissimo perché mi fa pensare che ci sono mille universi da indagare rispetto alla capacità del mezzo fotografico. Poi di contemporanei c’è questa fotografa che si chiama Polina Washington, di San Pietroburgo, molto giovane: mi piacciono tanto i suoi primi lavori anche se gli ultimi li trovo veramente criptici. Ha fatto questa serie che si chiama “Alice nel paese delle meraviglie”, dove ha semplicemente fatto un ritratto a questa ragazza in uno spazio molto cupo, dove c’erano solo delle luci molto saturate, blu e arancioni, e ha completamente camuffato il ritratto con dei codici binari proiettati sul volto di questa ragazza. Mi è piaciuta tanto perché ho rivisto un po’ questo mio modo di fare, di stratificare tanti messaggi all’interno di un’immagine molto minimale e molto semplice.

C’è un’altra fotografa che si chiama Janieta Eyre, una fotografa canadese che lavora tantissimo con il suo doppio: lei scatta doppie esposizioni e sono tutti autoritratti dove si reinserisce nelle immagini creando questo doppio di se stessa con il quale si mette in relazione per indagare il suo universo più intimo. Oltre a lavorare sulle questioni dell’identità, lavora anche tanto sull’aspetto dell’accettazione nel sociale.

Non vedo l’ora di andarmeli a vedere tutti, grazie per questi spunti. Per chiudere, domanda di rito: qual è stato il migliore consiglio che hai ricevuto e quale daresti a chi fotografa?

Il consiglio più bello che mi hanno dato è stato sicuramente “perché non provi a farti degli autoscatti?”: cosi ho iniziato un po’ per gioco e guarda dove sono finita. Un consiglio che mi sento di dare a tutti è di provare almeno una volta questa pratica fotografica perché è davvero strano trovarsi dall’altra parte dell’obiettivo e perdere il controllo di quello che si sta facendo.

E forse un altro consiglio che mi viene da dare è che in una società come la nostra, dove siamo bombardati di immagini e dove consumiamo le immagini con una velocità mostruosa, le perdiamo quasi tutte. Non rimane quasi niente: guardiamo, guardiamo, guardiamo… ma poi le immagini non so fino a che punto ci insegnino qualcosa. Quindi il consiglio che mi va di dare oggi è che… pensare all’estetica va benissimo, però bisogna veramente riflettere sul contenuto per far sì che poi le nostre immagini resistano a questo uragano di fotografie che consumiamo continuamente.

Cecilia Ripesi

Nata a Senigallia nel 1990.

Uno sguardo intimista permea i suoi progetti e l’estetica delle sue immagini, che spaziano tra il ritratto, l’astrattismo e il paesaggio.

instagram
behance

Annoverabile tra le cose |  gallery progetto

Annoverabile tra le cose - Cecilia Ripesi - Unframed Macula | Cultura Fotografica
Annoverabile tra le cose - Cecilia Ripesi - Unframed Macula | Cultura Fotografica
Annoverabile tra le cose - Cecilia Ripesi - Unframed Macula | Cultura Fotografica
Annoverabile tra le cose - Cecilia Ripesi - Unframed Macula | Cultura Fotografica
Annoverabile tra le cose - Cecilia Ripesi - Unframed Macula | Cultura Fotografica
Annoverabile tra le cose - Cecilia Ripesi - Unframed Macula | Cultura Fotografica
Annoverabile tra le cose - Cecilia Ripesi - Unframed Macula | Cultura Fotografica
Annoverabile tra le cose - Cecilia Ripesi - Unframed Macula | Cultura Fotografica